Come combattere la depressione.

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icon1  view post Posted on 13/5/2010, 22:25

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1. Combattere la DEPRESSIONE
La depressione è uno dei disturbi psicologici più diffusi: colpisce ogni anno circa 100 milioni di persone nel mondo. Se pensiamo che può portare a gravi compromissioni nella vita di chi ne soffre, che non riesce più a lavorare o a studiare, a intessere e mantenere relazioni sociali e affettive, a provare piacere e interesse in alcuna attività, ci rendiamo conto quanto sia importante riconoscere il prima possibile questo disturbo e curarlo efficacemente. Questo impegno diviene ancora più urgente per i clinici e i ricercatori, considerando che i casi di depressione sono sempre più in aumento tra le persone giovani, adolescenti e giovani adulti, e quindi nell'età in cui si costruiscono i mattoni della vita futura, come studiare e trovare un lavoro, fare amicizie, trovare un amore, metter su famiglia, e così via.

La depressione è una condizione patologica, a cui va incontro nel corso della sua esistenza tra il 5 e il 15 per cento degli esseri umani. Essa può insorgere anche del tutto spontaneamente (cioè, può non essere preceduta da alcun evento spiacevole). In altri casi, un evento scatenante c’è, ma la reazione della persona appare sproporzionata, per intensità e/o durata, rispetto all’evento. Il quadro clinico non comprende soltanto la tristezza, ma anche diversi altri aspetti.

Il funzionamento sociale e lavorativo è compromesso in maniera più o meno significativa. Le distrazioni e i viaggi non hanno alcun effetto sullo stato d’animo della persona oppure hanno un effetto molto limitato. Un adeguato trattamento farmacologico e/o psicoterapeutico è in grado invece, nella grande maggioranza dei casi, di migliorare in maniera molto significativa o di risolvere la situazione.


2. Combattere la DEPRESSIONE : sintomi
Essere triste o avere un umore depresso di per sé non segnalano la presenza di un disturbo depressivo.

Anzi, si tratta di emozioni complesse che hanno la funzione di segnalarci che abbiamo perduto qualcosa di importante per noi: la possibilità di realizzare uno scopo importante (per esempio, una promozione a lavoro o ad un esame), una relazione affettiva significativa (per esempio, la fine del matrimonio o di un'amicizia), uno status sociale (per esempio, i figli vanno a vivere per conto loro e si sente di non avere più tutti quei compiti genitoriali fino ad allora così impegnativi o ci si laurea e non si è più studenti).

La tristezza e l'umore depresso non solo ci permettono di accorgerci che è avvenuta una perdita importante, ma ci motivano ad un momentaneo ripiegamento in noi stessi, utile ad accettare la perdita, riorganizzare i nostri scopi, i nostri progetti, la nostra vita e a riprendere le energie per ripartire di nuovo.

Quando però, non riusciamo proprio ad accettare quella perdita, l'umore depresso aumenta e con esso i comportamenti di ripiegamento in noi stessi, come per esempio il desiderio di stare da soli, una maggiore passività, la demotivazione alle attività.
Può succedere allora che lo stesso umore depresso e quei comportamenti di maggiore passività possano essere interpretati come segnali di un "difetto" di se stessi. Si può pensare che stare così vuol dire che si è dei perdenti o dei falliti.
Allora l'umore depresso aumenta e con esso tutti i comportamenti passivi, fino a divenire disturbo psicologico e a compromettere aree importanti della vita.

Per non disorientare l’opinione pubblica sul significato, spesso contrastante, dato alla depressione (da “malattia del cervello” a condizione di disagio esistenziale) possiamo dire che non esiste la “depressione”, ma “le depressioni”, cioè una varietà di condizioni depressive, che si manifestano in maniera differente, che vengono prodotte da combinazioni differenti di fattori biologici, psicologici e sociali, e che si curano in maniera differente. Questa varietà di condizioni depressive può essere rappresentata come un “continuum”, che porta agli estremi due quadri tipici:

la depressione maggiore melancolica;
la depressione minore ansiosa.
Nella pratica clinica si incontrano diversi quadri depressivi che si avvicinano più o meno esattamente all’una o all’altra di queste due condizioni tipiche, ma anche diversi quadri che presentano caratteristiche intermedie o miste.

La tipica depressione maggiore melancolica è caratterizzata dai seguenti aspetti:

Profonda depressione del tono dell’umore. La persona esprime verbalmente e manifesta con la mimica e il comportamento un vissuto di profondo dolore psichico, prostrazione e disperazione. Questo vissuto è insensibile alle influenze esterne (per esempio, una parola di incoraggiamento o di conforto di un familiare o di un amico non è in grado di alleviarlo).
Marcata riduzione o scomparsa dell’interesse e del piacere in tutte le attività. Tutto ciò che abitualmente interessa quella persona e gli piace (per esempio la compagnia del partner e degli amici, la musica, lo sport) non gli provoca più alcuna emozione significativa.
Marcato rallentamento psichico e motorio. La persona parla poco, risponde a monosillabi, si muove poco e lentamente (più di rado si osserva invece affollamento delle idee nella mente ed agitazione).
Mancanza di energia, affaticabilità.
Sentimenti di inadeguatezza, di inutilità, di disperazione. Nei casi più gravi, ci possono essere idee di colpa (la persona si accusa di gravi azioni che in realtà non ha commesso) o di rovina (il soggetto si convince che egli stesso e i suoi familiari siano destinati al fallimento).
Mancanza di appetito e perdita di peso (più raramente può aversi invece aumento dell’appetito e del peso).
Disturbi del sonno (in genere insonnia, per lo più consistente in un risveglio mattutino precoce; più raramente aumento della durata del sonno).
Difficoltà a concentrarsi e a ricordare.
Pensieri di morte. Nei casi più gravi, ci sono propositi e al limite tentativi di suicidio.
Variazione diurna della sintomatologia (peggioramento mattutino).
Decorso episodico (la patologia si presenta, cioè, in periodi circoscritti, con un inizio ed una fine abbastanza ben distinguibili). Spesso gli episodi non sono preceduti da eventi scatenanti. Oltre ad uno o più episodi depressivi, la persona può avere, nel corso della sua vita, uno o più episodi di eccitamento maniacale (con euforia immotivata, iperattività, loquacità eccessiva, idee grandiose, affari incauti o spese esagerate, aumento del desiderio sessuale), nel qual caso si parla di “disturbo bipolare”.
La tipica depressione minore ansiosa è caratterizzata dai seguenti aspetti:

il vissuto depressivo può essere parzialmente e transitoriamente sensibile alle influenze esterne (una parola di incoraggiamento o di conforto di un familiare o di un amico può alleviare in parte e brevemente lo stato d’animo della persona);
ansia accentuata (in parte somatizzata, cioè espressa attraverso dolori e fastidi fisici a varia localizzazione, di cui il soggetto si lamenta ripetutamente ed appare assai preoccupato);
irrequietezza motoria;
tendenza ad autocompiangersi e ad incolpare gli altri delle proprie condizioni;
pessimismo, sentimenti di incapacità ed inutilità (ma mai idee di colpa o di rovina);
astenia e affaticabilità;
insonnia (per lo più, difficoltà ad addormentarsi e fragilità del sonno, con incubi e risvegli frequenti);
irritabilità ed apprensività;
disturbi della concentrazione e sensazione di “mente vuota”;
assenza della variazione diurna della sintomatologia (oppure peggioramento nelle ore pomeridiane e serali);
decorso continuo o subcontinuo (con esacerbazioni e remissioni in rapporto ad eventi esistenziali).


Depressione : Cause


Le depressioni sono patologie “complesse” e “comuni”, come i tumori e le coronaropatie. Esse non hanno una “causa”, ma riconoscono una serie di “fattori di rischio”, che intervengono in misura differente da caso a caso e spesso non sono esattamente ricostruibili nel singolo caso. Più esattamente, nel caso delle depressioni, si distinguono:

fattori predisponenti (la familiarità; gli eventi di perdita e di separazione che intervengono nella prima infanzia; uno stile di pensiero caratterizzato da una visione negativa di se stesso, del mondo e del futuro);
fattori scatenanti (gli eventi di perdita, separazione e insuccesso che intervengono nel corso della vita; le malattie fisiche gravi e/o croniche; alcune fasi della vita riproduttiva della donna come il puerperio e la menopausa; l’uso di alcuni farmaci, dagli antipertensivi ai cortisonici ai contraccettivi orali);
fattori protettivi (il supporto sociale di cui la persona dispone; una vita affettiva e lavorativa soddisfacente).
Quanto più il quadro clinico si avvicina al prototipo della depressione maggiore melancolica, tanto più importanti sembrano essere la familiarità e i fattori scatenanti di natura biologica. Quanto più il quadro clinico si avvicina al prototipo della depressione minore ansiosa, tanto più significativo sembra essere il ruolo dei fattori predisponenti e scatenanti di natura psicosociale.

La depressione è una patologa complessa e, in quanto tale, non ha un'unica causa ma è provocata da una serie di fattori che interagiscono fra di loro in modo sinergico.

Questi fattori di ordine psicologico, biologico, sociale e culturale intervengono in misura diversa da caso a caso, e spesso non è facile prevederne l'impatto nella singola persona.

I fattori che possono contribuire all'insorgenza di uno stato depressivo sono:

Squilibri biochimici della chimica celebrale.
Fattori ormonali (esempio la sindrome premestruale)
Alcuni problemi di salute possono influire in modo negativo sul tono dell'umore (esempio l'ipotiroidismo, la sindrome da stanchezza cronica).
Anche l'assunzione di certi farmaci come la pillola anticoncezionale, può incrementare la tendenza a soffrire di depressione.
Fattori genetici. Chi ha un genitore che soffre di depressione maggiore, ha una probabilità doppia di ammalarsi a sua volta di depressione rispetto ad una persona che ha un genitore non depresso.
Fattori stagionali (esempio la mancanza di luce e di sole favorirebbe lo scatenarsi di uno stato depressivo nelle persone predisposte)
Traumi nell'età dello sviluppo: chi ha avuto durante l'età dello sviluppo esperienze difficili e dolorose come la morte di un genitore, può avere una fragilità psicologica che lo può predisporre a sviluppare la depressione. Anche l'abuso sessuale, fisico o psicologico, priva il bambino della necessaria autostima per affrontare le difficoltà della vita e lo predispone, a diventare un adulto depresso.
Fattori culturali. La reazione a certi eventi è determinata non solo dalla personalità, ma anche dalla cultura di appartenenza. Per esempio, la menopausa in occidente viene vissuta come la perdita della giovinezza, della bellezza e del sex appeal, aspetti a cui la nostra cultura attribuisce un valore essenziale. Ecco perché la menopausa viene vissuta dalla maggioranza delle donne occidentali come una perdita di una parte molto importante della propria identità.
In Cina, dove alla menopausa viene attribuita una valenza positiva di ingresso nel mondo della saggezza, la depressione da climaterio è molto più rara e le donne cinesi vivono la fine dell'età fertile con maggiore serenità
Eventi stressanti. La depressione può essere scatenata da alcuni eventi dolorosi come un licenziamento, un divorzio improvviso, la perdita di una persona cara. Anche certi momenti della vita possono essere particolarmente delicati : la nascita di un figlio, l'entrata nella mezza età, la pensione, il momento in cui i figli se ne vanno di casa, ecc..
Fattori psicologici e cognitivi




Per la persona depressa, rilassarsi è ESSENZIALE, VITALE.

Ecco una ottima terapia per COMBATTERE LA DEPRESSIONE:
Liberarsi dalle tensioni, prendere il controllo delle proprie emozioni e pensieri, della propria mente e del proprio corpo, imparando a gestire al meglio lo stress derivante dalle situazioni quotidiane della vita, è la MIGLIOR SOLUZIONE al suo problema di depressione, in termini di efficacia e di durata nel tempo.

E’ importante evitare gli stati depressivi, perché compromettono il nostro benessere.

La persona depressa teme i pericoli, le minacce e soprattutto la propria incapacità ad affrontarli.

Fonte.
 
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